Ecovillaggio Suderbyn: vivere la transizione ecologica su un’isola svedese
Suderbyn Ecovillage è una comunità intenzionale nata per sperimentare uno stile di vita radicalmente diverso, fondato su permacultura, autogestione, e connessione profonda con la Terra.
Un laboratorio per il cambiamento
Sull’isola ventosa di Gotland, nel cuore del Mar Baltico, c’è un luogo che sembra uscito da un futuro possibile: l'ecovillaggio Suderbyn. Una comunità intenzionale nata per sperimentare uno stile di vita radicalmente diverso, fondato su permacultura, autogestione, e connessione profonda con la Terra.
Suderbyn è un ecosistema sociale sperimentale. Un piccolo villaggio di circa 20-30 persone, che accoglie viaggiatori, attivisti, volontari e nomadi ecologici da tutto il mondo. Ognuno contribuisce con le proprie mani, il proprio tempo e la propria visione.
Il cuore del progetto è la convinzione che la sostenibilità non è una destinazione, ma un percorso da percorrere collettivamente. Un viaggio che parte dal cibo, passa per l’energia e arriva fino ai modi in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri.

Permacultura come stile di vita
A Suderbyn, la permacultura non è solo un metodo agricolo—è una lente attraverso cui guardare l’intero ecosistema della vita.
Ogni azione, ogni struttura, ogni decisione viene pensata secondo i principi di armonia, rigenerazione e interconnessione.
Nel giardino principale, chiamato affettuosamente "la giungla", si coltivano ortaggi, erbe aromatiche, frutti e piante spontanee in simbiosi naturale. Non ci sono file dritte o monoculture: la biodiversità è celebrata come chiave della resilienza. Si utilizzano tecniche di pacciamatura naturale, rotazione delle colture, compostaggio, e acquaponica, trasformando anche i rifiuti in risorse.
Il suolo, qui, è considerato un essere vivente da ascoltare e rigenerare, non una superficie da sfruttare. E attorno alla terra coltivata ruota tutto il villaggio: il cibo è locale, stagionale, condiviso. La relazione con ciò che si mangia è intima, consapevole, rituale.
La permacultura viene anche insegnata attraverso workshop, esperienze immersive e progetti europei: chi arriva a Suderbyn impara a guardare la natura come un’alleata, non come una risorsa da gestire.
Tra autosufficienza e interdipendenza
Uno degli obiettivi centrali di Suderbyn è diventare il più possibile autosufficiente, sia sul piano energetico che alimentare.
E anche se la comunità non è ancora completamente indipendente, i progressi fatti sono significativi.
Sul fronte alimentare, la produzione locale copre una parte importante del fabbisogno: frutta, verdura, erbe, uova e conserve autoprodotte accompagnano la dieta quotidiana. Tuttavia, alcuni alimenti continuano ad arrivare dall’esterno, in una logica di equilibrio tra autoproduzione e integrazione consapevole.
L’energia, invece, arriva da una combinazione di fonti rinnovabili. Pannelli solari, una turbina eolica condivisa, e un impianto di biogas che trasforma rifiuti organici in combustibile naturale, coprono una porzione significativa dei bisogni energetici.
Alcuni strumenti, come il gas propano, vengono ancora utilizzati in situazioni specifiche, segno che la strada verso la completa autosufficienza è ancora in cammino—ma con passi concreti e visione chiara.
A Suderbyn, vivere sostenibile non è sinonimo di isolamento, ma di interdipendenza intelligente, dove ogni risorsa è usata con attenzione, e ogni scelta è parte di un equilibrio più grande.

Vivere con meno, connessi di più
La comunità vive in piccole case condivise, yurte, tiny house, camper e altre strutture autocostruite.
L’energia proviene da fonti rinnovabili. L’acqua è raccolta e gestita con attenzione. Gli spazi comuni—la cucina, il laboratorio, la sala comunitaria—sono il cuore del villaggio.
Non ci sono “capi” né gerarchie. Le decisioni si prendono in cerchi partecipativi, ascoltando tutti.
La spiritualità non è imposta, ma accolta in tante forme: yoga, cerimonie, meditazione, danza, silenzio.
Un ponte tra attivismo e quotidianità
Suderbyn è molto più che un luogo fisico: è un avamposto di transizione attiva, un punto d’incontro tra chi sogna e chi agisce.
Qui si fondono ecologia profonda, attivismo sociale e spiritualità laica in un’esperienza concreta di trasformazione.
La comunità è parte di una fitta rete di progetti e movimenti a livello europeo, come GEN Europe (Global Ecovillage Network) e ECOLISE, che promuovono soluzioni locali per la crisi climatica e sociale.
In collaborazione con questi network, Suderbyn ospita giovani volontari da tutta Europa grazie a programmi Erasmus+ e progetti ESC (Corpo Europeo di Solidarietà), creando uno spazio multiculturale dove le idee diventano progetti, e i sogni collettivi prendono forma.
I temi affrontati vanno dal clima alla giustizia sociale, dalla nonviolenza alla decrescita, dall’arte come attivismo alla creazione di reti tra comunità resilienti.
Conferenze, laboratori, incontri, momenti di dialogo politico e spirituale: la quotidianità è intrisa di attivismo incarnato, che parte dalla propria trasformazione personale per generare impatto collettivo.
A Suderbyn, vivere in modo radicale è già un atto politico.
In conclusione
Suderbyn Ecovillage è un piccolo grande esperimento che prova a rispondere alla domanda:
E se vivessimo secondo i nostri valori, invece che adattarci a un sistema che non ci rappresenta più?
Oggi tra residenti fissi, volontari e visitatori stagionali, circa 30 persone animano la vita quotidianadi questa isola verde nel cuore del Baltico, dove si coltiva un nuovo modo di stare al mondo—con consapevolezza, collaborazione, attivismo ed ecologia profonda.